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Velut Luna

Dieci Studi sul Trillo - SILVIO OMIZZOLO

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Dieci Studi sul Trillo - SILVIO OMIZZOLO (CVLD380)

Giovanni Tirindelli, piano

HD REMASTERED FROM ORIGINAL ANALOG TAPE

Fascicolo I 
01 - Mazurka: Moderatamente animato 2:44 
02 - Marcia Funebre: Molto lento 4:50
03 - Scherzo: Presto. Più tranquillo. Presto 8:09

Fascicolo II
04 - Canzone senza parole: Non troppo lento 4:21
05 - Habanera: Lentamente 4:19
06 - Polacca: Moderato maestoso 5:43

Fascicolo III
07 - Barcarola: Un poco sostenuto 6:24
08 - Minuetto: Moderato, Musetta: Più mosso. Moderato 5:06
09 - Marcetta: Allegro 3:02
10 - Toccata: Vivo (sonoro, con molto pedale, quasi campane) 6:01

Total Time: 50:46

48kHz / 20bit original recording made at Auditorium Pollini, Padova, on October, 1997
Analog remastering and 88.2kHz / 24bit AD High Resolution Digital Master made at MLStudio, Naquera, Spain, on May 25, 2024

Production: Marco Lincetto for Velut Luna Recording, mix and mastering engineer: Marco Lincetto
Musical producer: Giovanni Tirindelli
Photo: Marco Lincetto
Design and layout: L'Image

Dieci Studi sul Trillo
Silvio Omizzolo è nato a Padova nel 1905. Allievo dal 1923 di Renzo Lorenzoni, si diplomò al Conservatorio di Milano nel 1927. Conseguì nel frattempo la maturità classica, per poi laurearsi in Giurisprudenza all’Università di Ferrara.
Per la composizione fu praticamente autodidatta, pur facendo tesoro degli incoraggiamenti e dei preziosi consigli di Almerigo Girotto. Al 1928 appartengono i suoi primi lavori per pianoforte, seguiti da numerose opere sia per lo stesso strumento che per vari complessi vocali e strumentali. Nel 1943 ottenne il primo premio al Concorso del Sindacato Musicisti, seguito da numerosi importanti riconoscimenti, tra i quali un terzo premio al concorso internazionale “Regina Elisabetta” di Bruxelles (nel 1969), con il Concerto per pianoforte e orchestra, unica opera italiana prescelta fra 200 concorrenti. Numerose sue composizioni sono state eseguite in pubblico e trasmesse dalla RAI.
All’attività di compositore, affiancò una ricca attività concertistica in qualità sia di solista che in formazioni cameristiche.
Dal 1933 al 1974 è stato titolare di cattedra di pianoforte principale al Conservatorio Pollini di Padova, allora istituto musicale pareggiato: proprio del medesimo istituto è stato direttore dal 1966 al 1971, contribuendo in modo determinante alla sua trasformazione in Conservatorio Statale. Si spense nel 1991, a 85 anni.
Dei suoi “10 Studi sul trillo” da cui è tratta la selezione per questa raccolta, Silvio Omizzolo ebbe a scrivere: “Ho scritto gli Studi perché mancava un lavoro del genere, ma, come al solito, non ho voluto dar loro troppa importanza. Il titolo è debole, sciatto. Avrei potuto chiamarli Studi da Concerto, come sono in realtà”

L'analisi e il ricordo di Wolfango Dalla Vecchia
Dopo le prime composizioni per pianoforte (Elegia, Sogno, Fantasmi, Preludio e Fuga) apparse fra il '28 e il '29, la personalità di Silvio Omizzolo si manifesta in tutta la sua evidenza negli assai ambiziosi e prestigiosi Dieci Studi sul Trillo, composti nel 1936, pubblicati da Ricordi nel 1939 ed eseguiti per la prima volta da Carlo Vidusso a Milano nel 1940.
Nel loro eclettico pianismo, questi dieci studi compongono un'opera singolare che si stacca nettamente da tutta una congerie di opere pianistiche consimili, per la solida architettura dell'insieme, che non indulge a nessuna casualità ispirativa, ma conclude con rigore un preciso disegno, nel quale lo scopo didattico fornisce il pretesto alla creazione di una suite di forme pianistiche tradizionali, nella quale il trillo, in tutte le sue varianti, assume importanza contestuale non quale particolare decorativo o comunque secondario, ma quale elemento semantico di fondo, provocatorio di vari stati lirici. I temi si succedono ricchi di verve e sempre vari; ma il deus-ex-machina di ogni emozione è sempre questo trillo cangiante e imperversante senza soluzione di continuità, dalla sommessa e misurata sua apparizione nella Mazurka iniziale, ai cupi rullati della Marcia funebre, ai delicati mormorii della Canzone senza parole, agli spiritosi exploit della Marcetta, ai trilli brillanti della Polacca, a quelli complessi della Barcarola e del Minuetto, a quelli multipli, ardui ed étonnants della Toccata finale

Una nota storica e tecnica di Marco Lincetto
Questo disco è stato da me registrato nell'ormai lontano mese di ottobre del 1997 e pubblicato subito dopo nel mese di dicembre dello stesso anno con questa mia etichetta VELUT LUNA che stava allora muovendo i primi passi da appena un paio d'anni (la prima edizione del '97 portava come numero di catalogo CVLD009, mentre questa di oggi il numero CVLD380...). Si tratta senza dubbio di uno dei dischi più importanti che abbia mai registrato e prodotto, innanzitutto perchè Giovanni Tirindelli ed io rappresentiamo gli anelli finali di quella principesca discendenza artistica che parte da Silvio Omizzolo, di cui Giovanni è stato uno degli ultimi allievi, prosegue con mio padre Adriano Lincetto, pure lui allievo di Omizzolo e curiosamente nato nel 1936, ovvero l'anno di composizione di questi Dieci Studi, di cui diventerà uno degli unici tre grandi interpreti, insieme a Carlo Vidusso e a Franco Angeleri, fino all'esecuzione di Giovanni. Per tutta la mia infanzia e gioventù io ho convissuto con le lunghe ore di studio di questa partitura da parte di mio papà, in preparazione ai suoi tanti concerti in cui la eseguì e che poi, decise di suonare come ultimi brani (Mazurka, Marcia Funebre e Toccata) del suo ultimo concerto in pubblico, nell'ottobre del 1979, con Silvio Omizzolo seduto in prima fila. Si tratta di momenti di vita nella musica e per la musica che io, Giovanni e pochi altri abbiamo toccato con mano, e da cui ci siamo abbeverati e che oggi possiamo tramadare ai posteri. Quindi, questa prima registrazione assoluta degli studi di Omizzolo, pone a mio parere una sorta di pietra tombale su qualunque altra interpretazione o registrazione che potrà essere proposta di questa ipnotica, unica e fondamentale composizione della letteratura pianistica di tutti i tempi. Dal punto di vista tecnico, si tratta di un lavoro curatissimo già all'epoca, una registrazione purissima realizzata con solo due microfoni omnidirezionali nella meravigliosa sala dell'Auditorium Pollini, pensata e voluta da Adriano Lincetto e da Wolfango Dalla Vecchia, che a vario titolo si sono succeduti nella conduzione del Conservatorio che la ospita. E ancora una volta, quindi, gli intrecci della vita non sono casuali ed hanno un senso. Grazie alla tecnologia maturata negli ultimi 27 anni oggi ne riprongo una versione come si usa dire "rimastertizzata", che in realtà lascia immutata la bontà originale, aggiungendo una ancora migliore presenza, una migliore spazialità e una nuova grande freschezza generale al suono. Il tutto corroborato e veicolato al meglio anche dal prezioso supporto del CD realizzato in lamina d'oro.

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